INTRODUZIONE
PRESIDENTE ONORARIO: Diego Della Valle PRESIDENTE: Andrea Della Valle
CAMPO DI GIOCO: stadio comunale "Artemio Franchi", viale Manfredo Fanti
4/a, 50137 Firenze (m 105x68, 47.300) COLORI SOCIALI: maglia viola, calzoncini
viola, calzettoni viola
Il bianco e il rosso furono i primi colori
dell'A.C. Fiorentina, nata nell'agosto del 1926 dalla fusione del Club Sportivo
con la Palestra Ginnastica Libertas. L'esordio della nuova squadra risale allo
stesso mese di agosto, in un'amichevole disputata a Signa e persa per 2-1. Nelle
stagioni precedenti, il calcio di Firenze non aveva ottenuto grossi risultati.
Sia il Club Sportivo, sia la Palestra Ginnastica Libertas sia la terza squadra
(che si chiamava Italia Firenze) partecipavano regolarmente ai campionati, ma
senza mai riuscire ad accedere alle fasi finali. Già nei primi anni di
vita, la Fiorentina dovette subire una specie di rivoluzione interna,
perché durante il campionato 1927/28 la Federazione rilevò un
illecito sportivo che riguardava una partita di campionato disputata a Torre
Annunziata e vinta dalla squadra fiorentina per 4-1. Arrivò poi il
campionato 1928/29, la pietra di confine del campionato italiano, quello che
avrebbe dovuto decidere la divisione dei gironi unici per l'anno seguente. La
Fiorentina arrivò ultima nel girone B, essendo tra l'altro formata da
giocatori troppo giovani per competere con le superpotenze del calcio
dell'epoca. In quel campionato c'è anche una pesantissima sconfitta
(11-0) contro la Juventus, rivale di sempre. E poi anche una rissa furibonda con
aggressione all'arbitro (salvato dai dirigenti toscani) durante
Fiorentina-Genoa, partita sospesa sul 2-1 per gli ospiti. In serie B, la
Fiorentina non durò molto. Quarta il primo anno e prima il secondo,
promossa quindi in serie A. Da allora, la squadra viola sarebbe retrocessa una
sola volta. Non è un record ma è comunque la dimostrazione del
fatto che la nobiltà della società non è mai venuta meno
con il passare degli anni e con il succedersi dei presidenti. Il primo
campionato di serie A frutta alla Fiorentina addirittura il quarto posto. Buona
parte del merito venne attribuito al bomber Petrone, centravanti uruguayano che
amava tenere il pallone, fare tutto da solo e non colpire la palla di testa per
non spettinarsi. Durò a Firenze una stagione e mezza. Alla fine del
campionato 1937/38, la Fiorentina torna in serie B ma ci resta un solo anno,
vincendo immediatamente il campionato. Nel 1939/40 arriva anche il successo in
Coppa Italia, dopo che la squadra viola si era salvata in extremis da una nuova
retrocessione in serie B (grazie al quoziente-reti, di poco superiore a quello
di Liguria e Napoli). Per vincere la Coppa Italia, la Fiorentina deve eliminare
Milan e Juventus, poi battere in finale il Genoa. A cavallo della guerra, la
Fiorentina non ottiene risultati particolarmente rilevanti. Mai sopra il quinto
posto. È con l'inizio degli anni '50 che inizia la grande stagione della
squadra viola. Quarta nel 1953/54, quinta l'anno successivo, campione d'Italia
nel 1955/56. È una stagione addirittura trionfale quella della Fiorentina
campione d'Italia. Sette record battuti: maggior sequenza di partite senza
sconfitte, miglior serie di partite senza sconfitte (serie iniziale), maggior
vantaggio sulla seconda classificata (12 punti), minor numero di sconfitte
complessive (1), minor numero di sconfitte in trasferta (1), minor numero di
reti subite, minor numero di reti subite in campo proprio. L'anno seguente la
Fiorentina disputò la Coppa dei Campioni, che era alla seconda edizione.
Soltanto il mitico Real Madrid di Kopa, Di Stefano e Gento riuscì a far
fuori la squadra viola nella finale di Madrid: 2-0, con gol di Di Stefano su
rigore e di Gento. Era una grande Fiorentina, quella. Per quattro anni
consecutivi si piazzò al secondo posto in classifica nel campionato. Nel
1956/57 dietro al Milan (42 punti contro 48), nel 1957/58 dietro la Juventus (43
punti contro 51), nel 1958/59 ancora dietro al Milan (49 punti contro 52), nel
1959/60 dietro la Juventus di nuovo (47 punti contro 55). Per tutti gli anni
'60, comunque, la Fiorentina si mantenne su livelli di eccellenza. Nella
stagione 1960/61 non andò oltre il settimo posto in campionato, è
vero, ma vinse la Coppa Italia e anche la Coppa delle Coppe, che era alla prima
edizione. Dopo aver eliminato il Lucerna e la Dinamo Zagabria, la Fiorentina
batté nella finale il Glasgow Rangers per 2-0 e 2-1. In campo
internazionale, la Fiorentina si prende un'altra soddisfazione nel 1965/66,
vincendo la Mitropa Cup. Lo scudetto torna a Firenze al termine del campionato
1968/69. Non è una vittoria clamorosa come quella di tredici anni prima
(che arrivò con dodici punti di vantaggio sulla seconda), ma proprio per
questo altrettanto importante. La squadra viola ottiene lo scudetto proprio
nelle ultime giornate, bruciando le dirette avversarie che in quella stagione
sono il Milan e il Cagliari. L'allenatore è Bruno Pesaola, che ha appena
preso in mano la squadra. Il "Petisso" ha impostato questa Fiorentina allo
spettacolo: quasi mai la squadra si accontenta di vincere con il minimo scarto o
di comportarsi in maniera utilitaristica. E i risultati si vedono. Quello dello
scudetto rimane per ora l'ultimo grande exploit della squadra viola anche se,
per la verità, un piccolo ritorno di fiamma ci sarà nel 1974/75
con la conquista della Coppa Italia. C'era già Antognoni, poco più
che ventenne, ed era già un piccolo leader, con il suo posto
pressoché assicurato anche in nazionale. L'allenatore è Nereo
Rocco, in una delle sue poche "scappatelle" dal Milan. E in finale di Coppa
Italia, la Fiorentina all'Olimpico di Roma si trova davanti proprio il Milan,
che è privo di Rivera perché in rotta con la società. La
Fiorentina vince per 3-2 al termine di una partita combattutissima. Alla fine
della stagione Rocco ringrazia per gli applausi e se ne va. A Firenze non gli va
più di stare, aspetta solo che qualcuno lo richiami a Milano. Gli anni
seguenti sono all'insegna della più assoluta austerità. La
Fiorentina si accontenta di piazzamenti di secondo piano e arriva solo un
exploit, nella stagione 1981/ 82. Nel frattempo erano arrivati i conti Pontello
alla guida della Fiorentina e De Sisti era l'allenatore. Quello fu un campionato
esaltante per Firenze: secondo posto in classifica, a un solo punto dalla
Juventus (46 contro 45, quasi un record). E tutto questo nonostante il grave
infortunio alla testa (con rischio mortale) subito da Giancarlo Antognoni il 22
novembre 1981 contro il Genoa. L'anno seguente la squadra non si
ripeterà, nonostante l'arrivo dall'Argentina di Daniel Passarella, libero
e campione del Mondo 1978. Persa la posizione UEFA per un solo punto a favore
del Verona, la Fiorentina edizione 1983/84 si ripresenta al via del campionato
con serie intenzioni. Firenze ha vissuto stagioni favolose in epoche poi non
tanto remote conquistando due titoli italiani, due partecipazioni alla Coppa dei
Campioni (1955/56 e 1969/70), una vittoria nella prima Coppa delle Coppe
(1960/61), un paio di partecipazioni in Coppa UEFA. Da tempo, però, non
esiste gloria ma solo promesse. Le squadre si susseguono ai sacrifici dei
dirigenti, le classifiche non vanno al di là delle buone posizioni.
Firenze, insomma, continua a sognare come nella famosa canzone. Per il
campionato 1983/84, Ranieri Pontello, presidente ormai da qualche tempo, cerca
ancora gloria. Al timone della squadra c'è "Picchio" De Sisti, Tito Corsi
è il direttore sportivo, Italo Allodi l'amministratore delegato. Si
operano dei ritocchi mentre vengono ceduti Graziani alla Roma, Manzo al Milan,
Patrizio Sala al Cesena; quindi Bellini, Carobbi, Cecconi. In pratica l'organico
della stagione precedente non viene toccato: arrivano Alessandrelli dalla
Juventus come secondo portiere, Iachini, Oriali dall'Inter, Paolino Pulici per
fare la panchina, mentre Monelli fa ritorno dal prestito all'Ascoli. La partenza
avviene in Coppa Italia: la squadra viene inserita nel girone con Pescara,
Lecce, Casertana, Como e Ascoli. Facile? Non tanto. Alle vittorie contro
Pescara, Casertana e Como e al pareggio con il Lecce, fa riscontro la sconfitta
di Ascoli. Il passaggio al secondo turno è comunque assicurato. In questa
fase si mette in luce Paolino Pulici, autore di cinque gol e capocannoniere del
girone. Ma la Coppa Italia dura poco; vinto il confronto con il Cesena, arriva
la scoppola dal Bari: la squadra perde due volte, sia a Bari, sia a Firenze e
con lo stesso punteggio. Molto meglio il campionato, dove la squadra si esprime
a buoni livelli, vincendo anche partite difficili. Quando sta dando il massimo
arriva il grave infortunio ad Antognoni, colpito dalla sfortuna per la seconda
volta. Antognoni, nella partita di Firenze contro la Sampdoria, in uno scontro
con il sampdoriano Pellegrini, si frattura la gamba in modo gravissimo,
campionato finito per il fuoriclasse e grosso guaio per la squadra toscana che
deve sostituire il pezzo più pregiato della squadra. Lo sostituisce con
Miano. Per fortuna la squadra reagisce e non perde colpi: il campo viola rimane
imbattuto ed alla fine la classifica sarà da terzo posto, cioè da
zona UEFA. È un successo. Dietro la Juventus campione d'Italia e la Roma,
c'è la Fiorentina con 36 punti, attraverso 12 vittorie e 12 pareggi;
Monelli ha realizzato 12 gol e Daniel Bertoni, l'argentino, ne ha realizzati 10.
Antognoni, in 18 partite, ne aveva realizzati 5. La stagione, comunque, è
salva: erano anni che la squadra non si classificava così bene. A Firenze
i Pontello sognano ad occhi aperti e pensano che l'ora dello scudetto sia
arrivata. Per cui tentano qualche ritocco d'eccezione per varare una Fiorentina
super.
LA "PASSEGGIATA" DEL DOTTOR SOCRATES
Avviene la cessione di Daniel Bertoni al Napoli
per far posto ad uno dei più noti calciatori mondiali, il brasiliano
Socrates Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira, meglio noto solo come
Socrates. Il "dottore" arriva dal Brasile, tramite il Corinthians, è
laureato in medicina, ha disputato nel 1982 un Campionato del Mondo in Spagna
all'altezza dei grandi. Per lui a Firenze fanno ponti d'oro: ingaggio da favola,
una villa meravigliosa a Fiesole, tanti riguardi. Socrates, nessuno lo discute,
è un grandissimo giocatore: di carattere, però, è molto
ombroso. Lega pochissimo con i compagni, se ne sta in disparte. Visita Firenze,
i musei, le opere d'arte. La domenica gioca, ma lo si vede poco. Non corre,
cammina. Quando è in vena, incanta. Ma è troppo poco per il
campionato italiano. E ne soffre De Sisti, l'allenatore. Con Socrates, nella
stagione, arrivano anche Cecconi, il secondo portiere Paolo Conti, Claudio
Gentile dalla Juventus, il libero Occhipinti, Moz e Claudio Pellegrini. Mentre
sono partiti, oltre a Daniel Bertoni, Alessandro Bertoni, Rossi, Ferroni, Miano
e Cuccureddu. Alla guida tecnica della squadra rimane "Picchio" De Sisti, Tito
Corsi diventa direttore generale mentre Italo Allodi lascia Firenze per Napoli,
dove andrà a fare il consulente del presidente Corrado Ferlaino. La
stagione inizia con la Coppa Italia. Tutto facile: primo posto nel girone con le
vittorie sul Perugia, il Pescara e l'Arezzo e i pareggi con Casertana e Napoli.
Socrates lo si vede poco: più di lui si vedono Monelli che realizza 5 gol
e Passarella che ne realizza 3. Una Coppa Italia che andrà avanti sino
alle semifinali e non di più, per l'eliminazione ad opera della
Sampdoria. Non è che le cose vadano meglio in campionato. Socrates non
gira, non girano nemmeno gli altri. Così De Sisti deve fare le valigie.
Viene richiamato Ferruccio Valcareggi, che a Firenze è di casa; ma l'ex
c.t. della nazionale azzurra non può fare i miracoli, non può
insomma mettere l'elica a Socrates che continua a camminare anziché
correre. Alla fine del girone d'andata i punti sono 14, pochi, anzi pochissimi
per una squadra impostata per vincere lo scudetto. Le cose vanno male anche in
Coppa UEFA. Passato il primo turno nel confronto con i turchi del Fenerbache,
nel secondo c'è addirittura il tracollo contro i belgi dell'Anderlecht:
pareggio a Firenze, batosta in Belgio a Bruxelles: un 2-6 incredibile. Ed
è proprio qui che incomincia il declino di De Sisti. Il campionato
continua fra alti e bassi: 15 punti conquistati nel girone di ritorno, 9°
posto in classifica. Socrates segna solo 6 gol, uno più di Passarella che
è un difensore, uno in meno di Monelli. Stagione fallimentare, quindi, e
contestazioni da parte dei tifosi. Ranieri Pontello vorrebbe addirittura
andarsene. Se ne va invece Socrates, torna in Brasile. A Firenze non lo
sopportano più.
Il calciatore brasiliano Socrates
LE LITI AGROPPI-ANTOGNONI PORTANO... ALL'UEFA
Restano i Pontello alla guida della
società, cambia l'allenatore: viene assunto Aldo Agroppi, focoso toscano,
reduce da Perugia dalle peripezie di una crisi di coscienza. Parte Pecci per
Napoli, Iachini per Trieste, Occhipinti per Brescia, Pulici che lascia il
calcio, Moz che va al Como, Bortolazzi al Milan e Cecconi. Arrivano Battistini
dal Milan, Berti, Iorio e Maldera dalla Roma, Onorati sempre dalla Roma. Rientra
anche Antognoni, ormai guarito, ma Aldo Agroppi non ne è convinto al
punto che lo fa giocare pochissimo. La squadra in Coppa Italia si qualifica per
il secondo turno, ma si ferma lì. Tra Agroppi e Antognoni non c'è
molta comprensione: l'allenatore lo porta in panchina, quando lo schiera
dall'inizio, lo toglie quasi subito. È guerra, al punto tale che
insorgono i tifosi. E si arriva all'assurdo: nel corso di un allenamento
settimanale, Agroppi è affrontato da un gruppo di tifosi: si arriva
addirittura alle mani. Ma Antognoni continua a giocare a mezzo servizio. Inoltre
Maldera si infortuna quasi subito e non può giocare, Battistini delude,
mentre Berti si mette in evidenza come Daniel Passarella che realizza la
bellezza di 11 gol, superando il record dell'interista Giacinto Facchetti che ne
aveva realizzati 10. È il difensore più prolifico di tutti i
tempi. Alla fine del girone d'andata, comunque, la squadra totalizza 17 punti
attraverso 5 vittorie e 7 pareggi. Perde tre partite, a Torino contro i granata
e contro la Juventus, e a Roma. 5 vittorie e 6 pareggi nel ritorno per 16 punti,
perde contro il Milan, il Lecce, l'Inter e l'Avellino. Ma vince a Pisa e si
piazza al 5° posto guadagnando la posizione UEFA. È già un
successo, visto come sono andate le cose. Ma è pur sempre una stagione
tutt'altro che valida: a Firenze, insomma, si attendevano qualcosa di
più. I Pontello restano, ma lasciano in pratica la poltrona
presidenziale. Sulla stessa si va a sedere Pier Cesare Baretti, giornalista,
ex direttore di "Tuttosport", nonché ex direttore generale della Lega
nazionale Calcio. Sulla panchina toscana, per il campionato 1986/87, va a
sedersi Bersellini in sostituzione di Aldo Agroppi. Vengono ceduti Passarella
all'Inter, Giovanni Galli e Massaro al Milan, poi Iorio, Pellegrini e Pascucci,
mentre vengono acquistati Ramon Diaz dall'Avellino, Di Chiara dal Lecce,
Galbiati dalla Lazio, il portiere Landucci dal Parma e promossi dalla Primavera
Rocchigiani e Sereni. Ma l'acquisto più interessante si chiama Baggio, un
giovane emergente del Vicenza. Baggio, sicura promessa del calcio italiano, si
infortuna gravemente subito e dovrà restare fermo parecchio. Nascono
subito screzi tra la squadra e i tifosi, prima ancora che inizi il campionato.
In Coppa Italia, infatti, la Fiorentina è nel girone Arezzo, Empoli,
Casertana, Pescara e Como. Perde subito a Caserta, pareggia con il Pescara,
pareggia in casa con l'Arezzo, batte l'Empoli ma pareggia di nuovo a Como e si
classifica al quarto posto perdendo la possibilità di passare agli ottavi
di finale. Bersellini prova e riprova la formazione. Manda in campo Landucci,
Gentile, Contratto; Oriali, Pin, Galbiati; Berti, Battistini, Baggio, Diaz,
Onorati, Monelli, alternandoli con Baggio, Di Chiara, Iorio, Maldera, Carobbi,
Rocchigiani. Non è nemmeno felice la partenza in campionato: otto partite
con una sola vittoria contro la Sampdoria, quattro sconfitte contro Avellino,
Udinese, Verona e Milan: 5 punti in otto gare. A Firenze scoppia la
contestazione, tanto più che Antognoni viene tenuto fuori squadra. Alla
fine del girone d'andata i punti sono 13 e la squadra è in zona nera: la
piazza vorrebbe la testa di Bersellini, ma in società tengono duro.
Stessa musica nel girone di ritorno, malgrado le molte sostituzioni e il rientro
di Antognoni. La squadra naviga sempre nei bassifondi, vince, perde, pareggia e
si salva all'ultima giornata nello scontro diretto con l'Atalanta a Firenze. Di
Chiara segna il gol del successo e quello della permanenza in serie A. Passata
la paura, passa anche la voglia in società di riconfermare Bersellini. A
Firenze vogliono un allenatore di una certa consistenza e Pier Cesare Baretti
ingaggia Sven Eriksson, lasciato libero dalla Roma che ha ripreso per la seconda
volta Nils Liedholm. Antognoni emigra in Svizzera al Losanna, Maldera e Oriali
attaccano le scarpe bullonate al fatidico chiodo, Claudio Gentile si trasferisce
al Piacenza, Monelli viene ceduto alla Lazio. Arrivano Bosco, Calisti,
Pellegrini, Rebonato (il bomber del Pescara goleador di serie B), lo svedese
Hysen come secondo straniero. Baggio, che ha giocato le ultime partite della
stagione precedente, ritrova se stesso ma non sempre chi crede nel suo talento.
La polemica con i Pontello è sempre all'ordine del giorno. In Coppa
Italia la squadra è nel girone con Napoli, Livorno, Udinese, Padova e
Modena; supera il turno battendo tutte le altre squadre tranne il Napoli. In
campionato Eriksson parte con questa squadra:. Landucci; Contratto, Carobbi;
Gelsi, Battistini, Hysen; Bosco, Onorati, Diaz, Baggio, Di Chiara. Pareggia in
casa con il Verona, ma la domenica dopo vince a San Siro contro il Milan con un
colpo di mano e con due gol, uno di Diaz e il secondo di Baggio. È solo
un colpo di mano perché nelle restanti domeniche non vengono mantenute le
promesse iniziali e la squadra ha degli alti e bassi: pareggia con Como ed
Empoli, vince con l'Avellino, perde con il Torino. A novembre la disgrazia: Pier
Cesare Baretti muore in un incidente con il suo aereo e lascia la società
in lutto. Firenze prosegue il cammino senza presidente per un certo periodo,
finché non viene nominato Renzo Righetti, anch'egli presidente-manager.
La squadra prosegue a fasi alterne. Perde a Pisa, in casa con l'Inter e ad
Ascoli, batte la Roma, perde con il Napoli, pareggia con la Juve e perde a
Verona. Alla fine del girone d'andata i punti sono soltanto 13 e la zona di
bassa classifica è pericolosa. Baggio e Diaz si alternano nelle
realizzazioni dei gol (alla fine 7 ciascuno), ma è il complesso che gira
male. I punti nel girone di ritorno sono 15 per arrivare a quota 28, ma sino
all'ultimo, soprattutto dopo le sconfitte con Sampdoria e Inter, a Firenze hanno
temuto la retrocessione. Le ultime due gare (vittoria sul Napoli e a Torino
contro la Juventus) hanno un poco salvato la stagione nella quale, oltre al
nuovo presidente Renzo Righetti, è arrivato anche il nuovo d.s. Nardino
Previdi sino ad allora alla Reggiana, dopo essere stato anche alla Roma. Per il
campionato 1988/89, confermato Eriksson, se ne vanno Berti e Ramon Diaz
all'Inter, Contratto all'Atalanta, Rebonato torna in serie B, arriva in prestito
Borgonovo. A Firenze sperano in un campionato tranquillo, di transizione, ma
sotto la sede della Fiorentina urlano che "vogliono lo scudetto", una cosa quasi
impossibile a Firenze, tanto più che gli attriti in società non
mancano. Il campionato, comunque, viene affrontato a viso aperto. Dunga e
Borgonovo sono le novità più interessanti, con Cucchi ceduto in
prestito dall'Inter. È rimasto, inoltre, il pezzo più pregiato,
cioè Baggio anche se il giocatore, per il suo estroso carattere, è
sempre nel mirino dei conti Pontello, azionisti di maggioranza della
società. Non è una partenza sprint quella della squadra gigliata:
incassa quattro gol a Milano contro i rossoneri, poi infila una bella serie. Ma
va a fasi alterne: in casa gioca molto bene (se ne accorgono Juventus e Inter),
in trasferta soffre le pene dell'inferno. Si riprende al momento giusto per
conquistare le prime posizioni, ma quando mancano quattro giornate dal termine
perde posizioni e si fa raggiungere dalla Roma per l'ammissione alla Coppa UEFA.
Per accedervi deve disputare lo spareggio a Perugia e per l'occasione manda in
campo il "vecio" Pruzzo alla sua ultima partita. E proprio l'ex romanista Pruzzo
infila i vecchi compagni portando la Fiorentina in Europa e salvando una
stagione tribolata. Eriksson, inoltre, annuncia di essersi accasato in
Portogallo al Benfica. Baggio è richiesto da molte squadre, così
come Dunga è uno dei migliori in assoluto della squadra. Borgonovo,
autore di una buona dose di gol, deve tornare a Milano per fine prestito, come
Salvatori. I Pontello prima annunciano di volersene andare poi ci ripensano e
promettono una Fiorentina alla grande.
Un'immagine di Roberto Baggio alla Fiorentina
LA COPPA ITALIA DI... BATISTUTA
La data del 18 maggio 1996 verrà
probabilmente segnata nel libro d'oro della Sede a caratteri cubitali e
sottolineata in... viola. La Fiorentina, dopo esattamente ventun anni, vince una
competizione importante come la Coppa Italia, battendo in entrambe le partite di
finale la sorprendente Atalanta, vincendo a Firenze per 2-0 (entrambi i gol di
Batistuta) e ripetendo il risultato con un solo gol di scarto sempre siglato
dall'argentino. L'ultima vittoria in questa competizione risaliva alla stagione
1974/75, l'anno di Superchi, Guerini, Moreno, Roggi, Merlo, Antognoni, tanto per
citare qualche nome importante, nipoti di quella squadra che vinse la
competizione nazionale nel 1966 e prima ancora nel 1961 e nel 1940. Vincendo, a
quei tempi, anche due scudetti. Era l'epoca delle squadre allenate da Fulvio
Bernardini e dal "petisso", vale a dire Pesaola.
Coppa Italia 1996: la Fiorentina, squadra vincitriceDa quella Coppa Italia del 1975
seguì la vittoria della competizione italo-inglese organizzata dalla Lega
e ora sotto con la Coppa delle Coppe. Chissà che non si ripeta il doppio
successo. La vittoria contro l'Atalanta e la conquista della Coppa Italia
è un segno tangibile di un salto di qualità della squadra viola,
dopo le peripezie che l'avevano portata, nella stagione 1992/93 alla
retrocessione in serie B, una serie che sinceramente non si addice alla squadra
viola definitivamente organizzata in società con l'avvento della famiglia
Cecchi Gori e decisamente ben organizzata in campo, con l'avvento del goleador
argentino Batistuta, e per aver affidato la panchina a Claudio Ranieri. Prima di
arrivare alla conquista della coccarda tricolore la Fiorentina, come si è
detto, ha passato dei momenti calcistici - ed anche societari - piuttosto
burrascosi. Tutto è cominciato quando gli allora reggenti le sorti
societarie gigliate avevano ceduto Roberto Baggio alla Juventus. L'attuale
"codino" era diventato il simbolo della squadra: la sua cessione aveva fatto
scalpore ma anche la famiglia Cecchi Gori aveva dovuto far buon viso a cattiva
sorte ed assoggettarsi all'evenienza dei bilanci di fine stagione. Alla
presidenza della società gigliata, comunque, si era installato il
patriarca della famiglia Cecchi Gori, il produttore cinematografico Mario,
sostenuto dal figlio Vittorio. Padre e figlio, insomma, avevano ereditato una
squadra da mezza classifica e avevano annunciato che in pochi anni la squadra
sarebbe diventata competitiva; per dare inizio a un nuovo ciclo, nella stagione
1990/91, erano stati ingaggiati l'allenatore brasiliano Sebastiao Lazaroni e i
giocatori Borgonovo, Buso, Fuser, Dunga, Kubic e Lacatus. Dato che i risultati
tardavano ad arrivare Gigi Radice era stato chiamato a sostituire Lazaroni alla
sesta giornata del campionato 1991/92 ma anche Gigi Radice non aveva avuto molta
fortuna perché durante il campionato seguente, nonostante il terzo posto
in classifica della squadra, era sostituito da Agroppi, a sua volta sostituito
da Luciano Chiarugi. Ma le cose erano peggiorate. La squadra, malgrado i 16 gol
di Batistuta, l'apporto di Dunga e di Mazinho, doveva subire l'onta della
retrocessione in serie B. La famiglia, inoltre, perdeva il capostipite. La
presidenza veniva così assunta da Vittorio Cecchi Gori che affidava la
squadra a Claudio Ranieri e confermava Batistuta. Conquistato subito il ritorno
in serie A, festeggiato con i 26 gol di Batistuta e la decima posizione in
classifica, venivano, inoltre, gettate le basi per prepararsi al campionato
1995/96 e giocare da protagonisti. Nella nuova formazione, sempre guidata da
Claudio Ranieri, arrivano anche il portoghese Rui Costa, lo svedese Schwarz, il
portiere Toldo, il difensore Serena dalla Sampdoria, Amoruso, Baiano, Alessandro
Orlando. È una Fiorentina che pensa in grande e che grande intende
diventare. Batistuta diventa il "grande principe" di Firenze: i suoi gol fanno
punti e con i punti la classifica non è più pesante come un tempo.
Claudio Ranieri riesce a dare un gioco alla squadra che diventa la maggiore
antagonista del Milan. Firenze sogna dopo la realtà dei gol di Batistuta
e Baiano, ma soffre un piccolo crollo nel girone di ritorno, mentre Rui Costa
subisce l'"onta" delle continue sostituzioni. Quando ormai si capisce che il
Milan è irraggiungibile, si pensa alla Coppa Italia e alla conquista
della coccarda tricolore per arrivare a disputare la Coppa delle Coppe ed
entrare nel novero delle competizioni internazionali. La Coppa Italia porta
quindi segnali importanti perché la squadra, non solo in questa
competizione ma anche in campionato, è riuscita ad essere convincente,
giocando quasi sempre da padrona del campo. È ormai una Fiorentina
adulta, sostenuta da un pubblico eccezionale e, finalmente, con una dirigenza
che non pone crisi alla società.
A dimostrazione della
positività della dirigenza e della squadra nell'agosto 1996 arriva la
Supercoppa italiana, vinta ai danni del Milan grazie a una doppietta del solito
Batistuta. I viola, finora, sono l'unica formazione vincitrice della Coppa
Italia ad aggiudicarsi il trofeo.
Supercoppa italiana 1996: azione di gioco di Batistuta
Per la stagione 1996/97 Ranieri viene
confermato alla guida della Fiorentina. In Coppa delle Coppe i viola eliminano
negli ottavi lo Sparta Praga (2-1 a Firenze; 1-1 a Praga), nei quarti il Benfica
(2-0 in Portogallo; 0-1 a Firenze) e approdano alle semifinali, dove dovranno
affrontare il Barcellona. Al Camp Nou il 10 aprile l'uomo più atteso
è il brasiliano Ronaldo, che tuttavia delude, lasciando il palcoscenico a
Batistuta autore, al 17' del secondo tempo, della rete del pareggio fiorentino
(al 43' del primo tempo il Barcellona era passato in vantaggio con Nadal). Nella
gara di ritorno i gigliati, che devono fare a meno di Batistuta squalificato, si
trovano di fronte un fortissimo Barcellona che nel giro di cinque minuti liquida
la Fiorentina: al 29' del primo tempo segna Fernando Couto, imbeccato da una
punizione di Ivan De La Peña, e al 34', su punizione concessa per fallo
su Ronaldo, arriva il raddoppio di Guardiola. I viola non riescono a reagire
efficacemente e sul finire della gara, mentre calano le speranze di un riscatto,
cresce l'inciviltà di alcuni tifosi: De La Peña viene colpito da
un accendino; il campo di Firenze verrà squalificato. In campionato i
viola non entusiasmano e si piazzano al decimo posto.
DA MALESANI A TRAPATTONI
Per la stagione 1997/98 Ranieri non viene
confermato e sulla panchina della Fiorentina viene chiamato l'esordiente Alberto
Malesani. I viola, trascinati dai gol di Batistuta (21) e di Oliveira (15), si
comportano bene in campionato e agguantano un buon quinto posto in classifica
che vale la qualificazione per la Coppa UEFA. Rivoluzione per il campionato
1998/99: Cecchi Gori, a caccia di nuovi successi, affida la guida tecnica della
Fiorentina all'allenatore più vincente d'Italia, Giovanni Trapattoni. Il
presidente acquista inoltre Moreno Torricelli, Tomas Repka, Jorg Heinrich e
Guillermo Amor. La squadra è competitiva, ma una serie di circostanze
negative (concentrate soprattutto nei primi mesi del 1999) non consentono ai
viola di ottenere i risultati sperati. A novembre la Fiorentina viene esclusa
dalla Coppa UEFA per decisione della Commissione di controllo e disciplina
dell'UEFA in seguito all'incidente occorso al quarto uomo, il belga Philippe
Flament, durante l'incontro di ritorno dei sedicesimi di finale tra i viola e
gli svizzeri del Grasshoppers tenutosi a Salerno (il Franchi era stato
squalificato dopo gli incidenti del 1997 nella gara di semifinale di Coppa delle
Coppe persa contro il Barcellona). Al termine dei primi 45' di gioco, terminati
2-1 per la Fiorentina (doppietta di Oliveira), il quarto uomo, colpito da un
ordigno lanciato dagli spalti, riporta vaste ferite al ginocchio destro e al
collo. I calciatori svizzeri si rifiutano di disputare i secondi 45' e la
partita viene sospesa. Pochi giorni dopo arriva la decisione punitiva della
UEFA. In campionato i viola illudono i tifosi di essere pronti alla conquista
del tricolore. Laureatisi campioni d'inverno, dopo un eccellente girone
d'andata, si perdono tuttavia per strada, superati da Lazio e Milan. La finale
di Coppa Italia diventa per la Fiorentina l'occasione di riscattare una stagione
deludente, che in alcuni momenti ha autorizzato i viola a fare sogni di gloria.
Invece l'obiettivo della vittoria del trofeo nazionale sfuma a vantaggio del
Parma dell'ex Malesani (1-1 a Parma; 2-2 a Firenze). A fine stagione i gigliati
si consolano con un onorevole terzo posto in campionato che significa
qualificazione alla Champions League.
L'annata 1999/2000 della Fiorentina
inizia prestissimo, l'11 agosto 1999 con la disputa dell'incontro d'andata del
terzo turno di qualificazione alla Champions League contro i polacchi del Widzew
Lodz, sconfitti per 3-1 a Firenze e per 2-0 a Lodz. A settembre si tengono le
gare della prima fase a gironi: i viola sono inseriti nel gruppo comprendente
gli inglesi dell'Arsenal, gli svedesi dell'AIK Solna e gli spagnoli del
Barcellona. La Fiorentina riesce a passare il turno insieme al Barcellona grazie
all'entusiasmante vittoria sull'Arsenal, nel mitico stadio di Wembley, per 1-0
con gol di Batistuta. La vittoria di Londra risulta fondamentale per le sorti
del primo scorcio della stagione viola in quanto arriva immediatamente dopo un
periodo di incertezze e difficoltà culminate nella sconfitta patita per
mano del Piacenza. La Fiorentina, infatti, dopo un brillante inizio di
campionato, alterna gare positive a prestazioni opache, soprattutto in
trasferta. Nell'ultimo scorcio del 1999 e nel primo mese del 2000 la squadra di
Trapattoni si esibisce in una serie di brillanti prestazioni sia in campionato
(vincendo con club prestigiosi come Milan e Inter) sia in Europa, dove esordisce
nella seconda fase di Champions League e ottiene una clamorosa vittoria a
Firenze contro i campioni in carica del Manchester United (2-0, gol di Batistuta
e Balbo). Il torneo continentale vede protagonisti i viola fino a marzo
inoltrato, quando la loro avventura si conclude con il terzo posto nel girone
alle spalle del Manchester e del sorprendente Valencia, che sarebbe poi arrivato
alla finale con il Real Madrid. In Coppa Italia la Fiorentina, ammessa
direttamente agli ottavi, dopo aver eliminato il Parma si trova a fronteggiare
il Venezia, da cui viene sconfitta (0-0 a Venezia; 1-1 a Firenze, Chiesa
fallisce il rigore-qualificazione a tempo scaduto). In campionato la squadra si
piazza al settimo posto, scavalcando proprio all'ultima giornata l'Udinese e
aggiudicandosi il diritto di disputare la Coppa UEFA. Al termine di una stagione
piuttosto travagliata, in cui la panchina di Trapattoni ha più volte
traballato, la società, nel caos per le schermaglie interne, viene
aspramente contestata dalla tifoseria viola a causa della cessione dell'idolo
della Fiesole Gabriel Batistuta che proprio nell'ultima giornata del torneo,
grazie a una tripletta, aveva superato di un gol il record di Kurt Hamrin di 151
reti con la maglia viola.
È DI NUOVO COPPA ITALIA... SULL'ORLO DEL FALLIMENTO
Per la stagione 2000/01 la Fiorentina viene
affidata alla guida dell'istrionico e sanguigno tecnico turco Fatih Terim,
reduce dal successo del Galatasaray in Coppa UEFA. A rinforzare la squadra
arrivano anche il laterale Paolo Vanoli dal Parma e il portoghese Nuno Gomes,
giovane attaccante che si è messo in luce a Euro 2000. Il rapporto tra
Terim e il presidente Cecchi Gori è teso fin dalle prime giornate del
torneo. L'eliminazione patita nel primo turno di Coppa UEFA per mano del Tyrol
Innsbruck e una serie di risultati negativi portano il tecnico sull'orlo
dell'esonero. Nella partita (decisiva per le sorti di Terim) con la Reggina, i
viola passano in svantaggio al 58'. Sembrerebbe tutto deciso, ma la squadra
reagisce e all'85' perviene al pareggio con Nuno Gomes e al 90' agguanta
addirittura la vittoria con Leandro. La panchina di Terim è salva, i
rapporti con Cecchi Gori rimangono tesi, ma il tifo viola, conquistato anche
dalla corsa del tecnico turco sotto la curva Fiesole, è tutto con Terim.
La squadra continua ad ottenere risultati altalenanti, ma si vedono anche scorci
di bel gioco. La situazione in casa viola precipita a febbraio con l'arrivo in
via Savonarola di Mario Sconcerti che sostituisce l'amministratore delegato
Luciano Luna. Dopo il deludente pareggio casalingo con il Brescia e le seguenti
discussioni con il presidente Cecchi Gori, Terim si dimette e con lui rassegna
le sue dimissioni anche il dg Giancarlo Antognoni. Al posto del tecnico turco
viene chiamato Roberto Mancini, il cui ingaggio suscita polemiche
nell'Associazione allenatori, in quanto Mancini, già tesserato per il
2000/01 per un'altra società (la Lazio) secondo le regole federali non
potrebbe sedere su un'altra panchina. La situazione "si appiana" in seguito
all'intervento del commissario straordinario della Federcalcio Gianni Petrucci
che autorizza il tesseramento di Mancini per la società viola. Il
neoallenatore ripone le speranze di riscatto in Chiesa (inizialmente escluso da
Terim) che continua nel suo periodo di forma eccellente; punta inoltre a
valorizzare giovani talenti, su tutti Marco Rossi ed Emiliano Moretti. In
campionato continuano le prestazioni alterne, ma la squadra punta tutto sulla
finale di Coppa Italia col Parma. Il 24 maggio allo stadio Tardini i gigliati
adottano una tattica difensivista, pronti a ripartire in contropiedi. I
gialloblù, favoriti, attaccano e con l'innesto di Sergio Conceicao (72')
sembrerebbero poter concretizzare la superiorità di gioco. Tuttavia
all'86' l'ex Paolo Vanoli, imbeccato da un cross di Bressan, porta in vantaggio
i viola, ipotecando la Coppa. Il ritorno a Firenze, il 13 giugno, è bello
ed emozionante. Al 39' passa in vantaggio il Parma con Milosevic, su bel cross
del brasiliano Junior. Nella ripresa i viola, per pervenire al pareggio, si
prendono i loro bravi rischi, ma Toldo è in gran serata. Al 65' Rui Costa
passa a Chiesa, triangolo con Rossi e delizioso assist per Nuno Gomes che segna
e regala la Coppa Italia alla Fiorentina. Concluso il campionato al nono posto,
la società gigliata, sull'orlo del fallimento, decide di mettere sul
mercato i pezzi pregiati (Rui Costa, Toldo, Repka) per risanare il bilancio.
La stagione 2001/02 comincia sotto cattivi auspici, con la nettissima
sconfitta in Supercoppa di Lega ad opera della Roma, vittoriosa per 3-0, e con
gravi problemi societari. Il clima di insicurezza e il senso di incombente
fallimento condizionano pesantemente la squadra viola, già indebolita
dalla partenza di numerose pedine fondamentali e da una lunga serie di infortuni
(su tutti quello occorso all'inizio del campionato ad Enrico Chiesa, costretto a
rimanere lontano dai campi di gioco fino alla fine della stagione) che nell'arco
del torneo andranno a sfoltire una rosa già piuttosto risicata. Eliminati
nei sedicesimi di Coppa UEFA dai francesi del Lille (0-1 a Firenze, 2-0 in
Francia), in campionato i viola appaiono subito in grave difficoltà. A
gennaio, dopo aver ricevuto minacce, il tecnico Roberto Mancini si dimette,
lasciando la panchina a Luciano Chiarugi e quindi ad Ottavio Bianchi, che, nel
caos societario, assumerà anche la carica di presidente. A tre giornate
dalla fine del torneo, dopo aver perso in casa con la Lazio, la Fiorentina
è matematicamente condannata alla retrocessione in serie B.
L'ERA DELLA VALLE
All'indomani della mancata iscrizione al campionato di serie B della AC
Fiorentina 1926, nell'agosto 2002 nasce la nuova Fiorentina targata
Diego e Andrea Della Valle che rilevano la società bruciando altre
importanti offerte d'acquisto. Per il campionato 2002/03, che i viola
disputeranno in C2, la squadra è stata completamente rinnovata. Dopo un
prevedibile inizio in salita, culminato con l'esonero di Pietro Vierchowod
(ottobre 2002), i gigliati marciano spediti verso l'obiettivo della stagione,
la promozione in C1, conseguita con relativa facilità grazie all'arrivo di
Alberto Cavasin e agli acquisti di gennaio. Chiuso il campionato, i Della Valle
fanno un altro regalo ai tifosi viola aggiudicandosi l'asta fallimentare
del marchio della vecchia AC Fiorentina. Mentre la squadra si prepara
ad affrontare la C1, alla fine di agosto del 2003 avviene un colpo di scena:
al termine di un'estate funestata dai ricorsi al TAR e dalle decisione dei
tribunali penali e civili, il calcio italiano subisce un autentico terremoto,
in seguito al quale la serie B viene allargata a 24 squadre con il ripescaggio
del Catania, del Genoa, della Salernitana e, come ventiquattresima, data la
mancata iscrizione del Cosenza, della Fiorentina, promossa d'ufficio per
meriti sportivi e bacini d'utenza. La società si trova a dover approntare
in pochi giorni una squadra in grado di affrontare la cadetteria. I
problemi per la formazione gigliata iniziano a gennaio e portano al
licenziamento di Cavasin, sostituito a febbraio da Emiliano Mondonico.
Il tecnico di Rivolta d'Adda compie un capolavoro, conducendo la
Fiorentina al sesto posto che le dà il diritto allo spareggio promozione
contro il Perugia di Serse Cosmi, quart'ultimo classificato in serie A.
Al Curi i viola si impongono per 1-0 con gol di Fantini, mentre al
Franchi pareggiano per 1-1, ottenendo il pass per la serie A.
Nel 2004/05 i gigliati, partiti con l'obiettivo di una salvezza tranquilla,
disputano una stagione sotto tono, cambiando tre allenatore: Mondonico, esonerato
a fine ottobre, Buso, licenziato a fine gennaio, e infine Zoff, con cui la
squadra si salva nell'ultima giornata del torneo grazie alla classifica avulsa,
migliore rispetto a quella di Bologna e Parma costrette allo spareggio.
Nel 2005/06 i Della Valle procedono a un'importante ristrutturazione
aziendale investendo Pantaleo Corvino dell'incarico di direttore sportivo
e responsabile del settore giovanile e affidando a Cesare Prandelli la
guida della squadra. La Fiorentina disputa un torneo fantastico,
costantemente nelle zone altre della classifica. Grazie a un gruppo
ben assortito, in cui si distingue Luca Toni, capocannoniere della serie A
con 31 reti, i viola si classificano al quarto posto finale, ottenendo il
diritto di partecipare alla Champions League 2006/07. Tuttavia, coinvolta nello
scandalo di "calciopoli" con l'accusa di illecito sportivo, in primo grado
la Fiorentina viene condannata alla serie B con penalizzazione di 12 punti
da scontare nel 2006/07, subendo inoltre la penalizzazione di 30 punti
per il 2005/06. La decisione viene poi rivista dalla Corte federale
che opta per la permanenza in serie A del club viola con 19 punti di
penalizzazione per il 2006/07, mentre viene confermata la penalizzazione di
30 punti per il 2005/06, sanzione che impedisce ai gigliati di prendere
parte alla Champions League. Il 26 ottobre arriva la sentenza definitiva
emessa dal Collegio della Camera di conciliazione e arbitrato del CONI
che riduce di 4 punti (da -19 a -15) la penalizzazione per il 2006/07.